Otto favole desiderose di curare dalla decadenza contemporanea.
Otto microcosmi ricchi di sensazioni che più umane non si può.
Otto gabinetti delle meraviglie, otto piccole storie che disegnano caratteri quotidiani potenti e psicotici: l’ossessione per l’approvazione altrui di All that Jazz, la cattiveria sfrontata con cui la società si accanisce contro gli studenti preparandoli al supplizio sempiterno che spetta ai creativi di tutto il mondo di Così muore un giovane designer.
E poi il culto morboso che ancora oggi accompagna i defunti nelle provincie italiane celebrato da Benito e il gusto per le esequie, l’amara rivelazione che si venga pagati col niente di La nuova moneta, il gusto al fiele dell’opportunismo in amore di Furesta, la telecronaca di un atto criminale bulimico di Strabel e la sinfonia consolatoria per tutti gli adulti che, come Richi si trovano ogni giorno a dover combattere eroicamente contro i bambini, perdendo miseramente.

Otto sfoghi quotidiani scritti ed interpretati da Arianna Porcelli Safonov, impreziositi dalle musiche di Renato Cantini e Michele Staino.
Come tanto tempo fa, quando le fiabe venivano cantate e le streghe bruciate, Omeophonie è un piccolo scrigno consegnato a chi ascolta, un forziere musicale denso di voci e di pulsioni febbricitanti, di cinismi e morali profonde che oggi suonano come ingiurie alla modernità ma che un tempo, alla fine delle fiabe insegnavano qualcosa di grande ed imperituro.
La morale torna ad insegnare facendo ridere e così si dimostra curativa.
Come le fiabe.
Come il Jazz.