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Dal 18 al 23 Novembre 2025

ALESSANDRO HABER

VOLEVO ESSERE MARLON BRANDO

tratto dall’opera Autobiografia di Alessandro Haber Volevo essere Marlon Brando

TRATTO DALL’OMONIMA OPERA AUTOBIOGRAFICA SCRITTA DA ALESSANDRO HABER E MIRKO CAPOZZOLI, EDITO DA BALDINI&CASTOLDI di ALESSANDRO HABER E MIRKO CAPOZZOLI |  produzione GOLDENART PRODUCTION | TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA CON FRANCESCO GODINA |  BRUNELLA PLATANIA | GIOVANNI SCHIAVO scene ALESSANDRO CHITI | disegno luci ANTONIO MOLINARO | musiche ORAGRAVITY | foto TOMMASO LE PERA | grafica GIULIA PAGANO Prodotto da GOLDENART PRODUCTION e TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA con il sostegno del MINISTERO DELLA CULTURA - DIREZIONE GENERALE SPETTACOLO CON IL SOSTEGNO DEL MINISTERO DELLA CULTURA - DIREZIONE GENERALE SPETTACOLO IN COLLABORAZIONE CON IL FESTIVAL TEATRALE DI BORGIO VEREZZI

Regia e Drammaturgia GIANCARLO NICOLETTI

VOLEVO ESSERE MARLON BRANDO comincia con una voce. Una voce che arriva da lontano… forse dal cielo, forse dalla coscienza. Una chiamata surreale e inaspettata che impone ad Alessandro Haber un conto alla rovescia: una settimana di tempo per fare ordine nella propria vita, nei propri ricordi, nei propri desideri – prima di un appuntamento inevitabile.

È da questo spunto ironico, poetico e profondamente umano che prende vita “Volevo essere Marlon Brando”: un racconto teatrale intenso e travolgente, a metà strada tra confessione e sogno, in cui Haber si mette a nudo, mescolando realtà e immaginazione, ricordi e visioni, ironia e malinconia.

In scena, in un grande “camerino” dell’attore zeppo di ricordi e oggetti della memoria una presenza femminile enigmatica e sorprendente, forse angelo, forse specchio, forse coscienza. E poi la musica: musicisti dal vivo e canzoni interpretate da Haber accompagnano e amplificano le emozioni, diventando parte integrante della narrazione.

È un viaggio dentro un’esistenza vissuta senza filtri né compromessi: l’infanzia tra Tel Aviv e Verona, gli amori tormentati, gli amici di sempre, le cadute e le rinascite, il mestiere dell’attore vissuto come missione e destino. Un flusso continuo in cui la risata si intreccia alla commozione, dove il dramma abbraccia la leggerezza, e ogni parola nasconde una verità condivisa con chi guarda e ascolta.

Lo spettacolo si sviluppa come un mosaico teatrale fluido e imprevedibile, dove i confini tra realtà e immaginazione si sfaldano in continuazione. Storie, visioni, ricordi e invenzioni si intrecciano in una narrazione che procede come un flusso di coscienza in scena: vivo, ironico, toccante e profondamente umano.

Tra apparizioni misteriose, dialoghi improvvisi e sogni a occhi aperti, ogni elemento si trasforma, si contamina, si reinventa. Un gioco di teatro-nel-teatro in cui tutto può accadere: il palcoscenico diventa uno spazio mentale, affettivo, emotivo, in cui lo spettatore è chiamato a entrare, riconoscersi, lasciarsi attraversare.

“Volevo essere Marlon Brando” è una celebrazione del teatro e della vita, uno spettacolo che sa far sorridere, pensare, commuovere.
Giancarlo Nicoletti firma una regia che esalta il carisma unico di Alessandro Haber, costruendogli attorno un racconto su misura: autentico, viscerale, a tratti spiazzante e senza filtri, ma sempre sincero. Un intreccio teatrale che non ha paura di osare, dove la parola si intreccia alla musica, la confessione al gioco scenico, la memoria al desiderio.

Il risultato è uno spettacolo libero e indomabile, proprio come il suo protagonista: un attore che si mette in gioco fino in fondo, senza schermi né protezioni, in un viaggio teatrale che è anche un atto d’amore per l’arte, per la vita e per il pubblico.

Il finale?
Non è una risposta. È un punto di domanda lasciato aperto, come un sipario che si rifiuta di chiudersi del tutto.