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Il progetto è vincitore di Avviso Pubblico promosso da Roma Capitale in collaborazione con Zètema Progetto Cultura

La definizione di normalità deve essere connessa alla profondità della natura dell’umanità che fa proprio della sua estrema complessità multiforme la sua forza, la sua bellezza e la sua capacità di mutazione dell’ambiente. Sono quindi pochissime le peculiarità che formano la normalità umana: un corpo fisico, sentimenti e relazioni emotive e comunicazione degli stessi. Le varianti dei corpi, dei sentimenti e delle modalità espressive sono pressoché infinite. Non esiste un “bene” e un “male”, ed è altrettanto evidente che peculiarità condivise dalla maggioranza degli individui non sono, nonostante maggioritarie, più efficaci. In questo progetto ci interessa fornire strumenti attraverso tecniche e modalità che consentano di comunicare in modo sostanziale ed efficace con persone con disabilità ma soprattutto che consentano di scoprire le potenzialità della ricchezza di cui sono portatrici. Quello che ci si propone attraverso la visione di spettacoli di teatro integrato, per adulti e per le nuove generazioni, e laboratori di danceability, è raccontare le molteplici possibilità di relazione che il mondo delle persone con disabilità offre.

In questo senso l’approccio nelle relazioni con persone con disabilità dev’essere non pregiudiziale e realmente aperto e in ascolto. La diversità che recano con sé le persone con disabilità è una ricchezza, è un sistema “altro” di comunicazione, fisica ed emotiva, che circostanzia, approfondisce e arricchisce la nozione stessa di umanità.

L’elaborazione della propria vergogna, della propria solitudine, la risoluzione del dolore che ne deriva, viene disinnescato con l’ascolto totale in cui il concetto stesso di normalità è quanto mai sfumato. Non ci si può vergognare di qualcosa che è normale. Basta rendersi conto che non si è mai soli perché normali lo siamo tutti. Solo secondo forme diverse.

Il progetto “Officine Teatrabili” prevede un laboratorio di Danceability rivolto ad un massimo di 5 persone con disabilità fisica con un parente dal titolo GLOSSARIO DI FAMIGLIA. Abbiamo infatti ritenuto interessante lavorare con l’arte nell’abito familiare perché spesso l’arte sovverte i punti di vista, fa diventare forti le debolezze e mette in luce aspetti che all’interno di un contesto familiare che vive la quotidianità con una persona con disabilità non emergono ma che possono essere punti importanti sui quali sviluppare nuove forme di relazione. Abbiamo poi ritenuto interessante proporre due titoli di spettacoli di teatro integrato che mettano in luce come la disabilità sia appunto un nuovo punto di vista dal quale partire e abbiamo inserito nel progetto un titolo “VOGLIO LA LUNA” di teatro integrato per le nuove generazioni che intendiamo promuovere in matinée  per le scuole materne ed elementari gratuitamente, un titolo tout public sempre di teatro integrato “IL GRANDE GIOCO”, il rapporto tra due fratelli di cui uno con la sindrome di down e un titolo “TERREMOTO DENTRO” che parla della disabilità di un padre e della sua relazione con la figlia. Il progetto si chiude la domenica 14 aprile 2023 con la restituzione del laboratorio di danceability “GLOSSARIO DI FAMIGLIA” e la conferenza “L’ALTRO PUNTO DI VISTA. Incontro su scena e disabilità”” che si aprirà con il documentario “Disabilità” sul rapporto tra cinema e disabilità a cura del critico teatrale Mario Bianchi al quale seguiranno gli interventi di Emilia Martinelli, Dalila D’Amico che presenterà il suo libro “Lost in translation”, da remoto interverranno Simone Guerro, regista degli spettacoli di teatro integrato “Voglio la luna” e “Il grande gioco” e Antonio Viganò del Teatro La Ribalta di Bolzano, moderati dal critico teatrale, direttore della rivista Teatro e Critica Andrea Pocosgnich. Porteranno poi la propria esperienza i partecipanti al laboratorio di danceability appena concluso.