Ispirato da una storia vera. Siamo in Germania nel 1936 e il comico WernerFinck riceve una chiamata da parte di un funzionario tedesco che gli ordina di fare uno spettacolo al cospetto di Hitler in persona. Le sue battute non fanno di certo piacere al regime: in svariate occasioni ha paragonato il “Fuhrer” ad un porco, ma la sua fama nel mondo sotterraneo del Kabaret berlinese lo ha protetto, almeno fino a quel momento. L’invito questa volta ha il suono di un ordine e Werner non può che accettare. Finck allora decide di mettere in scena il suo spettacolo più rivoluzionario e irriverente “La genesi di un baffo particolare” cioè una travagliata parodia della gioventù di Adolf Hitler, partendo da un goffo barbiere morto di infarto, passando per un cocchiere esoso e una tremendissima commissione di esame all’Accademia d’Arte di Monaco, da cui il giovane Adolf sarà rifiutato, per terminare con un losco figuro seduto nelle tenebrose e fatiscenti birrerie di Berlino circondato da bellissimi ragazzi biondi. Finck di fronte al potere decide di essere irriverente e canzonatorio, con lo scopo di sfidarlo e rivendicare la libertà dell’arte. Il suo spettacolo, o come lo chiama lui, il suo processo, confermerà le perplessità dei gerarchi nazisti e gli permetterà di vincere un soggiorno di qualche mese nel campo di concentramento di Dachau, ma, in compenso, lo libererà anche dalla paura, perché, come disse lui stesso: “dopo essere stato arrestato, avevo decisamente molta meno paura di essere arrestato”. Uno spettacolo che cerca di rispondere alla domanda: ma esattamente di che cosa ride un nazista?