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Dal 28 Febbraio al 5 Marzo 2023

DANILO NIGRELLI | IRENE IVALDI

FESTEN

Il gioco della verita’

adattamento per il teatro di David Eldridge
traduzione e adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
con (in ordine alfabetico)
CAROLINA LEPORATTI | YURI D’AGOSTINO | ELIO D’ALESSANDRO | ROBERTA LANAVE
BARBARA MAZZI | RAFFAELE MUSELLA | ANGELO TRONCA
assistente alla regia Noemi Grasso | dramaturg Anne Hirth
visual concept e video Eleonora Diana | costumi Alessio Rosati
sound designer Giorgio Tedesco | luci Link-Boy (Eleonora Diana & Giorgio Tedesco)
consulente musicale e vocal coach Bruno De Franceschi

produzione  TPETeatro Piemonte Europa
Elsinor Centro di Produzione Teatrale | Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Solares Fondazione delle Arti
in collaborazione con Il mulino di Amleto

Regia Regia di MARCO LORENZI

I Klingenfeld sono un’ottima, grande famiglia dell’alta borghesia danese. Il padre, Helge, compie sessant’anni e l’occasione fa sì che i parenti si riuniscano per festeggiarlo. Ci sono naturalmente i tre figli Christian, Michael e Helene… Il maggiore, Christian, scatenerà una tempesta inattesa con il suo discorso augurale che stravolgerà gli equilibri familiari svelando ipocrisie e stracciando maschere. La festa si trasforma così in un gioco al massacro volto a mettere in discussione, in un crescendo di tensione, il precario equilibrio fra i Klingenfeld fondato su rapporti di facciata, indicibili segreti, relazioni di potere malsane.

NOTE DI REGIA
Sento che in questa tensione tra due forze, così opposte e profonde, ci sia la forza del nostro spettacolo. La forza che ci porterà a mostrare quanto sia necessario strappare quel velo, quel diaframma che ci impedisce di vedere realmente le cose come stanno. Mi sembra molto toccante attraverso Festen poter chiedere al pubblico: “Perché non abbiamo la forza di vedere le cose come stanno? Perché accettiamo tutta questa finzione? Quanto coraggio richiede la verità?”. Certo, sono domande grandissime e non saremo noi a dare le risposte. Ma penso che l’onestà e il gioco profondo del nostro spettacolo stiano nel condividerle con gli spettatori, con tutte le paure, le fragilità, la tenerezza e l’ironia che le accompagnano.

Festen ci ha fornito anche un incredibile materiale di ricerca e di sperimentazione del linguaggio. Ci siamo spinti verso un radicale uso drammaturgico della cinepresa per sfruttare la possibilità di costruire costantemente un doppio piano di realtà che riconsegnasse allo sguardo degli spettatori la condizione di scegliere tra quello che viene costruito sul palcoscenico e la “manipolazione” che l’occhio della cinepresa rielabora in diretta e che viene proiettato. Con un gigantesco piano-sequenza che lungo tutto lo spettacolo verrà girato dagli stessi attori e proiettato davanti allo sguardo della platea, cerchiamo di amplificare, ironizzare,  dissacrare  e  approfondire  il  senso delle domande di Festen. Quale è la verità? Cosa scegliamo di guardare? A cosa scegliamo di credere?

Marco Lorenzi